Con la processione del SS. Sacramento che nella chiesa Matrice, il Martedì Santo, apre per iniziativa della Confraternita del Sacro Cuore l’adorazione delle "Quarantore Papali", in ricordo del tempo trascorso da Cristo nel sepolcro (le altre parrocchie celebrano il rito nei giorni successivi), si entra nel caratteristico clima di devozione e penitenza della Settimana Santa.
Proprio la suddetta confraternita, istituita nel 1895, per tutte le classi sociali e da trenta religiosi "al fine di procurare devozione verso il Sacro Cuore dì Gesù, d'intervenire alle funzioni ecclesiastiche arcipretali e di provvedere alle esequie degli iscritti", in quell'anno, indossando i confratelli la tonaca bianca e la mantellina rossa, segno dell'amore divino, fece la prima uscita ufficiale dall’antica chiesetta dei Cavallo Marìncola Madonna delle Grazie per recarsi nella chiesa Matrice (d'allora sede dell'associazione) e solennizzare il rito, concesso dal pontefice Leone XIII.
Percorrendo le vie del centro storico, fra la commossa partecipazione dei fedeli, la cerimonia, nel suo aspetto scenografico, rivela influenze ispano-orientali, importate dai Gesuiti, che nella società amanteana lasciarono una traccia profonda della loro opera. Non bisogna dimenticare infatti, che i padri avevano edificato nel XVII secolo, per lascito dell’amanteano Fulvio Verdiano, illustre medico della Compagnia di Gesù ìn Napoli, un collegio (del vecchio fabbricato è funzionante la sola chiesa, che, in un secondo momento, venne dedicata a Sant'Elia profeta), centro di severi studi teologici, di dottrina cattolica e di diffusione della fede fino al 1767, anno in cui, dopo alterne vicende, l’istituzione fu soppressa per regio decreto.
Ad accogliere degnamente il sacro corteo sono le donne anziane, alle quali sono demandate la conservazione e la trasmissione delle tradizioni popolari. Esse addobbano i balconi con variopinti damaschi, adornano gli altarini di fiori e di colonnine, bruciano nei bracieri gemme di odoroso incenso, testimoniando in maniera appariscente e pomposa, l’omaggio e la fede verso l’Onnipotente.
Un caratteristico rituale, ora abolito, erano le "profezie" che, la sera di mercoledì, nelle chiese riproponevano le lamentazioni del profeta Geremia sulla distruzione di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor, re di Babilonia.
La lettura delle cinque dolorose elegie aveva un singolare epilogo, che anticipava la morte di Gesù: le luci si spegnevano per simulare la temporanea vittoria del male sul bene; mentre i fedeli producevano un gran rumore, percuotendo i banchi di legno o battendo le mani per dare un'idea del terremoto, che sconvolse la terra, quando il Signore spirò sulla croce.
- Testo a cura di Vincenzo Segreti, tratto dal libro "Settimana Santa ad Amantea".
- Foto tratta dal libro"Settimana Santa ad Amantea" di Vincenzo Segreti.